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Cinta muraria Cinquecentesca

da F. Barigelletti, I Sedici Forti di Ancona, con nostri adattamenti

 

Il percorso della cinta muraria Cinquecentesca ricalca essenzialmente quello di duecento anni prima. Ciò che è però notevole esaltare è come la cinta muraria Trecentesca venne nel XVI secolo aggiornata rendendola moderna e dotata di bastioni. Per la comparsa delle prime armi da fuoco pesanti, si rendeva assolutamente necessario ammodernare la vecchia mura esile e verticale, al massimo dotata di torrioni (efficace più che altro a non far entrare uomini), a nuova e più poderosa cinta terrapienata con digradazione obliqua, in modo da smorzare il tiro delle palle. È nell'area del Parco del Cardeto che si incontrano le prime vistose testimonianze dell`aspetto cinquecentesco della città. Proseguendo infatti dalla zona cimiteriale del Campo degli Ebrei verso la zona del faro vecchio, l'ex strada militare conduce a transitare sotto un volto (sinonimo di arco) carrabile ricavato proprio nella scarpa della cinta muraria, che iniziava proprio in quei pressi, a strapiombo sul mare. Questo tratto è stato, dal dopoguerra in poi progressivamente ricoperto da vegetazione rupestre e rampicanti cosicché oggi non se ne ha quasi più la percezione: osservando con attenzione si può però ancora individuare chiaramente, poco a sinistra del fornice, il saliente del baluardo del Cassero, ancora interamente conservato, in parte sepolto sotto una nube di edera ed altre piante. ll Cassero è oggi purtroppo inoltre scempiato da un edificio moderno costruito proprio sopra il parapetto della faccia meridionale. Le mura scendono poi ripide seguendo la direttrice nord-sud finchè non le vediamo sparire nel retro della fila di palazzi sul lato destro di via Goito. All'incrocio di quest'ultima con via Oddo di Biagio, le mura ricompaiono prepotentemente alla base di quel bell'edificio di largo Belvedere e non è difficile accorgersi che la stessa via di Biagio è stata realizzata mediante una breccia aperta sulla cinta. Il passaggio è stato creato proprio nel punto di saldatura del baluardo San Pietro con le soprastanti mura che scendono dal Cassero. Imboccando questa strada, si nota la vertiginosa altezza delle mura sul lato destro, nel quale si conservano ancora alcuni elementi decorativi danneggiati dall'adattamento moderno, mentre sul lato opposto la faccia orientale del baluardo San Pietro sembra esumare bassa dal livello stradale. La sistemazione urbana otto-novecentesca qui ha dato un contributo distruttivo piuttosto serio, interrompendo la cinta per esigenze viarie e cimandola per esigenze edilizie. Continuando a seguire via Goito ed imboccando la traversa della ex scuola elementare Mazzini (oggi Tribunale minorile), tuttavia, la percezione del baluardo di S. Pietro si fa vieppiù nitida. La faccia meridionale ed il relativo orecchione sono molto ben conservati e sono stati peraltro oggetto di un restauro. Notevole è certamente in quest'ultimo tratto (via Cavorchie) l'altezza e l'imponenza delle mura, che si interrompono di nuovo bruscamente allorché si giunge al palazzo costruito ad angolo dell'incrocio con corso Matteotti. Bisogna però purtroppo aggiungere che l'alberatura e la totale mancanza di indicazioni non valorizza come meriterebbe quest'area di notevole interesse architettonico e storico, nonché di rara suggestione.

 

Dall'intersezione con via Matteotti, le mura cinquecentesche sono state demolite per un buon tratto. Ma viene in soccorso la toponomastica. Continuando la linea ideale delle mura di via Cavorchie si giunge infatti a piazza Roma, dove la vicina fonte del Calamo - Tredici Cannelle - richiama anche la porta del Calamo, un tempo entrata della città dalla zona del Conero e dalla Piana degli Orti. Attraversando la piazza e seguendo la linea ideale per via Villafranca, la stessa prosegue con l'antica denominazione di via Torrioni, segno evidente che in quest'area fossero presenti tali strutture difensive inglobate nella cinta. Ma è proprio qui che quest'ultima ricompare (o meglio, è ricomparsa per pochi mesi), grazie alle demolizioni conseguenti ai lavori per l'apertura della galleria San Martino sul lato centro. L'uscita del tunnel si apre proprio sui resti delle mura urbane, qui particolarmente provate dalla sistemazione moderna del comprensorio. Per consentire l'apertura del lato città del tunnel, la cinta muraria è stata letteralmente sventrata e, quelle poche vestigia sono state ricoperte da un poderoso sarcofago di cemento che le nasconderà per sempre. Per consentire l'esecuzione di questo sventramento, sono stati dapprima demoliti alcuni vecchi edifici che si appoggiavano alla cinta muraria, quindi per qualche mese è stato possibile ammirarla. La cinta era apparsa cimata ed è stato probabilmente operato un interramento del fossato che un tempo circondava l'intero perimetro. Va inoltre ricordato che sembrano attendibili le testimonianze secondo le quali, al principio dei lavori per la galleria, iniziati prima dell'ultima guerra, furono incrociati alcuni cunicoli di origine probabilmente militare. Analogamente a quanto accaduto per l'apertura di via di Biagio, le mura furono interrotte per realizzare via Montebello, la quale peraltro reca nel suo tratto finale il nome di via Torrioni.

All'incrocio con via Santo Stefano si presenta una situazione perfettamente speculare a quella di via Goito: sul lato destro le mura sono scomparse nel nuovo livellamento del suolo mentre il lato sinistro si apre con un tratto di mura molto alte, fregiate da una fila di archetti ciechi. sopra le quali vi e il Distretto Militare. Queste mura sono nascoste da edifici, ma posizionandosi all'incrocio tra via Santo Stefano e via Novelli, le si possono intravedere sulla sinistra, guardando via Santo Stefano in discesa. La cinta si innesta poi, anche se oggi è poco percepibile a causa della paratia di piante ed edifici che affianca via Santo Stefano, sul bastione Stamura con cui si apre il Campo Trincerato. Occorre citare, inoltre, che, prima dell`edificazione di tale fortificazione, le mura andavano a saldarsi direttamente sulla Cittadella, precisamente sulla punta del bastione Barberino. Tale assetto è ancora perfettamente riscontrabile all`interno della zona militare del Distretto o nella zona verde dedicata ai cani del parco sotto le mura della Cittadella, sopra l'asilo nido. Di qui in poi seguire le mura risulta piuttosto semplice in quanto, seppur non indicate né minimamente valorizzate, per la loro stessa struttura tendono a rendersi evidenti. Percorrendo via Santo Stefano e via Circonvallazione fino all`ingresso del maneggio è possibile, in sostanza, apprezzare l'imponenza del Campo Trincerato - erroneamente confuso di solito con la Cittadella -, al quale è possibile anche accedere, essendo in buona parte adibito a parco pubblico. Non è invece sempre visitabile l'area occupata dal maneggio mentre è per ovvi motivi preclusa alla fruizione la zona militare.

 

 

 

L'arco carrabile ricavato nella scarpa della cinta muraria. A sinistra, il baluardo del Cassero (o San Paolo).

Una faccia del baluardo San Pietro

La cinta muraria scende in via Cavorchie e si interrompe in corso Matteotti.

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La cinta muraria visibile dietro i caseggiati di via Santo Stefano

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