Baluardo del Cassero
(o di San Paolo)
di Claudio Bruschi, "Il bastione del Cassero sul Colle San Cataldo in Ancona"
Progettista: Antonio da Sangallo il Giovane
Anno di costuzione presunto: 1538
Governo: Stato Pontificio
Contesto storico
Durante il pontificato di Clemente VII, l’aggravarsi della minaccia turca in Adriatico convinse gli Anconetani ad accettare la costruzione di una rocca sul colle Astagno presidiata da un contingente di truppe al soldo del Pontefice. Fu con questo stratagemma che nel 1532 si pose fine alla secolare autonomia della città che, quando il 19 settembre Bernardino della Barba con le sue truppe entrò in Ancona conferendo il governo al Cardinale Accolti, passò di fatto sotto il diretto controllo della Chiesa.
Tuttavia l’espansionismo musulmano e le frequenti incursioni su tutta la costa adriatica dei pirati turchi erano un pericolo reale e costituivano una crescente preoccupazione per il Pontefice il quale, preso possesso della città, diede immediato ordine di potenziare le difese di Ancona secondo le più moderne tecniche militari del tempo.
Durante i primi decenni del XVI secolo si era formata in Italia di una schiera di architetti militari di vasta fama e di indiscusso valore che introdussero nella poliorcetica (arte di assediare ed espugnare città ) nuovi concetti nella scienza della difesa delle piazzaforti, tra i quali spiccano le nuove teorie e tecniche del fronte bastionato.
Una delle principali preoccupazioni degli architetti di quegli anni era infatti rivolta alla protezione della “cortina” (tratti rettilinei di mura tra torre e torre) che costituivano il bersaglio preferito delle artiglierie d’assedio che potevano facilmente battere un semplice muro diritto, non importa quanto robusto. Per combattere questa tattica si sperimentò il cosiddetto “fuoco di rovescio”, una struttura sporgente dalla cortina (bastione) appositamente irrobustita e provvista di postazioni d’artiglieria che poteva colpire le fanterie che cercassero alla disperata di lanciarsi all’assalto della breccia.
E’ in questa ottica che va vista la realizzazione ad Ancona di un Bastione sul Colle Cappuccini, allora chiamato di S.Cataldo, lungo il tracciato delle antiche mura cittadine realizzate nel XIV secolo in corrispondenza del lato Nord – Est verso il colle Cardeto e a poca distanza dalle rupi sul mare (Fig.1).
L’opera prese il nome di Baluardo del Cassero in quanto si trovava nella parte più alta della cinta muraria e così lo chiama anche l’architetto Giacomo Fontana nella sua relazione stilata nel 1588 ed intitolata “ A Sisto V, Pontefice Massimo, la ristaurazione del Porto de Ancona Capo di Marca nel Mare Adriatico” inserendolo tra gli otto “beluardi” della città con il nome di “Cassaro”. L’attuale nome prende invece origine dalla vicina chiesa dedicata alla Conversione di S.Paolo realizzata dai Cappuccini dopo il loro insediamento sul colle avvenuto nel 1555.
Il progetto fu stilato da Antonio da Sangallo il Giovane con la collaborazione del topografo Bartolomeo De Rocchi come mostra il prospetto conservato nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi di Firenze (fig.2).
Il Sangallo, uno dei più insigni architetti militari dell’epoca, era stato saltuariamente ad Ancona per seguire i lavori dell’erigenda fortezza sull’Astagno come commissionatogli dal Papa fin dal 1532, e aveva probabilmente visionato i luoghi dovre avrebbe dovuto sorgere l’opera.
Non si ha una data certa circa l’inizio della costruzione, ma la si può datare intorno alla fine degli anni ’30 del XVI secolo in quanto l’architetto senese Giovanbattista Pelori, nominato direttore delle fortificazioni di Ancona il 2 aprile 1540 da Papa Paolo III Farnese, riferisce in una lettera al cardinale Ranuccio Farnese ( legato della Marca e nipote del Papa ) di essere al lavoro nel compimento del Baluardo del Cassero dove si erano spesi fino ad allora 3600 scudi ed assicura che la costruzione sarebbe stata ultimata entro 2 mesi. Non si sa se l’architetto mantenne fede alle promesse, ma è certo che nel 1569 il baluardo era terminato come mostra il Fontana nella sua pianta della città redatta in quell’anno. (Fig. 3)
Il bastione. Il brutto edificio sovrastante era la sede della Polizia Scientifica fino al terremoto del 1972.
L'arco carrabile sulla cinta muraria. A sinitra, il bastione.
Fig. 1. La cinta muraria nel XIV secolo, prima della costruzione del bastione. Si noti come era essenzialmente dritta. Solo le torri erano sporgenti.
Fig. 2. Progetto per il baluardo.
Fig. 3. Pianta di Giacomo Fontana del 1569 con particolare sul baluardo
Descrizione
L’opera si presenta ancor oggi maestosa con i suoi 123 metri di lunghezza su 4 lati e con un’ altezza che arriva oltre i 16 metri per una muratura che in alcuni punti raggiunge i 3 metri di spessore.
Il Bastione si sviluppa su tre livelli:
-il primo, di poco superiore all’altezza del fossato che anticamente lo circondava, presenta due locali casamattati (protetti) con due postazioni per i cannoni simmetriche rispetto all’ unica porta d’accesso esterna protetta a sua volta da postazioni fisse per fucilieri; due aperture sulla volta consentivano lo smaltimento dei fumi prodotti dai tiri d’artiglieria (fig.4);
-il livello intermedio presenta tre grandi ambienti voltati che davano su un terrapieno scoperto,
corrispondente alla parte alta dei locali sottostanti, sul quale venivano posizionate
altre artiglierie (fig.5);
-il livello più alto corrispondeva alla quota della strada di accesso dall’interno della città e
presentava altre postazioni di artiglieria; questa volta rivolte sia verso la piana degli Orti
che verso la rupe sul mare.
Fig. 5. Ambienti di livello intermedio
Fig. 4. Ambienti casamattati
Una serie di rampe percorribili dai cavalli e dalle salmerie (fig.6) mette in comunicazione i vari livelli, mentre una “galleria d’ascolto di contromina” (fig.7) ancora perfettamente conservata, corre lungo tutto il perimetro del bastione partendo dal piano più basso per salire fino al piano stradale. La funzione di quest’ultima opera era quello di consentire l’“ascolto” del rumore prodotto dal nemico nell’eventuale scavo inteso a giungere tramite delle gallerie fin sotto il bastione per potervi piazzare e far esplodere delle cariche di esplosivo per provocare una breccia nelle mura. L’intercettazione avrebbe consentito di prendere tempestivamente delle idonee contromisure e vanificare così l’azione nemica. La galleria presenta 10 condotte verticali di 1 metro di diametro realizzate allo scopo di consentire sia la ventilazione dei locali che lo sfogo verso l’alto dell’onda d’urto di un’eventuale esplosione, salvaguardando così il personale che si trovava nella parte della galleria non direttamente interessata dallo scoppio; inoltre, le condotte hanno un andamento a spirale così da creare un moto vorticoso dell’aria in ascesa che aumenta il tiraggio.
Per rendere più efficace la fortificazione, regnante papa Gregorio XIII (1572-85), fu costruita una caserma presso il baluardo così come si rileva sempre dalla sopra citata relazione del Fontana. Tuttavia, la realizzazione dell’opera fortificata non soddisfò appieno le esigenze difensive della città su quel versante del fronte terrestre, tant’è che già nel 1575 il capitano Latino Orsini, inviato da papa Gregorio XIII a visitare le nuove fortificazioni di Ancona, in una relazione trasmessa al Governatore Generale lamenta la debolezza del Baluardo del Cassero e propone di fortificare il prospiciente colle Cardeto in quanto da questa postazione si può battere con l’artiglieria buona parte della città.
Come arrivare
Il bastione si trova all'interno del Parco del Cardeto, in centro città. L'area non è accessibile alle autovetture. Si consiglia di percorrere via Cardeto fino alla cima, fiancheggiando la Caserma Villarey, oggi sede della facoltà di Economia dell'Università Politecnica delle Marche.
Indirizzo per navigatore: via Cardeto 60, Ancona.
Coordinate GPS del bastione: 43.621942, 13.516842
Una volta parcheggiata la macchina, si entra attraversando un cancello metallico e subito sulla sinistra si apre una scalinata in terra battuta contenuta in gradini di legno (in mediocre stato di conservazione, malgrado i recenti restauri) che conduce direttamente al bastione. Una volta arrivati al bastione, si prosegue sulla destra dove -in prossimità del Belvedere Pablo Neruda- si trova la poterna di figura 8 e l'accesso carrabile che conduce al rovescio del bastione e, in particolar modo, all'area denominata Cimitero degli Inglesi.
Fig. 6. Rampa
Fig. 7. Galleria di ascolto ("contromina")
Che cosa è possibile visitare
Gli esterni dell'opera sono pienamente fruibili anche da vicino. Il Cimitero degli Inglesi è visibile solo dall'alto di un parapetto. Gli interni sono puliti e restaurati, ma non sono normalmente accessibili. Tuttavia, varie associazioni -tra cui il gruppo "I Sedici Forti di Ancona"- effettuano periodicamente visite guidate.
...ma non finisce qui! Eventi succesivi
Il giorno 8 febbraio 1797 le truppe francesi vittoriose nella campagna d’Italia entrarono in Ancona e già due giorni dopo il Generale Napoleone Bonaparte faceva ingresso in città e visitava le fortificazioni ordinando che il monte dei Cappuccini fosse fortificato anche nella parte più alta.
Il bastione divenne quindi parte integrante del nuovo forte la cui funzione militare fu potenziata dalla costruzione del Forte Cardeto che veniva realizzato come avamposto fuori delle mura cittadine così come auspicato dal capitano Orsini due secoli prima.
Questa nuova impostazione difensiva rese necessario prevedere un collegamento tra i due forti e, allo scopo, fu aperto un varco nel Bastione di S. Paolo sul lato del Campo degli Ebrei munendolo di un corpo di guardia con feritoie per il puntamento dei fucili a protezione dell’ingresso (Fig.8).
Al riguardo il Leoni riferisce nel suo libro “Ancona illustrata” del 1832 che [...] "fortificato Monte Cardeto, dovendo fare i Francesi una strada coperta, che da questo portasse al Forte de’ Cappuccini demolendo una porzione del Cimitero degli Ebrei, e così le ossa de’ morti dovettero essere scoperte. Corsero colà gli Ebrei per raccoglierle, ma i Francesi per ogni osso volevano essere pagati, e se non convenivano nel prezzo, essi le lanciavano tutte in mare. Veduto il loro pregiudizio minacciarono anche di muovere tutto il cimitero colle colonne ed iscrizioni, ed essi spaventati ricorsero al generale in capo Monnier, che qui comandava, e per il buon presente di scudi mille tutto finì”.
Quella che il Leoni chiama strada coperta non doveva essere altro che un percorso protetto dal tiro delle proprie armi così da consentire il transito dei militari “in copertura” tra i due forti senza essere sotto minaccia del fuoco nemico.
Nel 1799 l’offensiva austriaca cacciò momentaneamente i Francesi dall’Italia e durante le operazioni belliche Ancona subì l’assedio sia navale da parte della flotta russo-turca che terrestre con le truppe degli insorti fedeli al Papa e degli austriaci. L’assedio durò oltre quatto mesi; il 1 agosto gli assalitori scendendo da Monte Pelago attaccarono la città sul lato di terra e subirono il cannoneggiamento dei pezzi posti sul Forte Cappuccini comandato dal Gen. Lucotte. Finalmente dopo oltre due secoli e mezzo il Bastione ebbe il suo “battesimo del fuoco”!!
Durante l’occupazione, gli austriaci misero mano alle fortificazioni ed anche il bastione fu soggetto a delle opere di miglioramento consistente nel rialzo di alcuni terrapieni. All’Archivio di Stato di Vienna è conservata una planimetria del Bastione (fig. 9) che si riferisce alla “Pianta del Forte sul Monte Cappuccini inclusi i profili ed i sotterranei per illustrare le migliorie effettuate dalla conquista del 13 novembre 1799 fino alla consegna secondo la convenzione del 26 gennaio 1801”.
Il documento mostra una situazione sostanzialmente invariata rispetto a quella cinquecentesca ed indica la porta verso il Campo degli Ebrei come “via di fuga verso il Cardeto”.
Fig. 9. Planimetria austriaca
Fig. 8. Ingresso lato Campo degli Ebrei
Passato il periodo Napoleonico e la prima occupazione austriaca, il nuovo governo pontificio consentì il ritorno dei frati Cappuccini nel loro vecchio convento e destinò l’area, marginale rispetto alla città, quale luogo deputato all’inumazione dei morti, tant’è che la strada di accesso al colle prese il nome di via del Camposanto. Una famosa pianta della città, quella di monsignore Gaspare Grassellini del 1844 (fig.10), mostra tutta l’area interessata da luoghi di sepoltura; il cimitero cattolico con relativa cappella sulla sommità del colle, quello greco ricavato in un angolo di quello cattolico, l’antico cimitero ebraico e, nella parte esterna del piano intermedio del bastione adeguatamente interrata, quello che viene indicato come “Cimitero degli Inglesi”, anche se più propriamente dovrebbe essere chiamato dei protestanti o acattolico in quanto vi trovavano sepoltura tutte quelle persone di religione diversa dalle altre tre o atea così come mostra una lapide tombale giunta fino a noi che indica, in lingua tedesca, la sepoltura di una persona di origini germaniche proveniente dalla Transilvania, regione allora facente parte dell’Impero Austro-Ungarico. (fig.11).
Fig. 10. Pianta del Grassellini, 1844
Fig. 11. Lapide
Ma gli eventi portarono di nuovo il bastione a svolgere il ruolo militare per cui era stato realizzato; durante il breve periodo della Repubblica Romana e la successiva reazione, Gualtiero Santini riferisce nel suo “Diario dell’assedio e difesa in Ancona nel 1849” che il forte era presidiato da 18 uomini della Compagnia di Artiglieria della Guardia Nazionale ed era armato con 3 cannoni da 27”, 1 da 36” (potente colubrina dono di Venezia che poteva lanciare proiettili fino a 4 miglia) e 4 cannoni piccoli e che per potenziarlo furono eseguiti lavori per realizzare una strada coperta che dalla batteria di M. Cardeto, per il Cimitero degli Ebrei, conducesse lungo il mare alla porta di sortita del Forte Cappuccini per permettere il ripiegamento delle batterie in caso di sgombero del Cardeto. Ecco di nuovo “strada coperta”, come nella dizione del Leoni e, probabilmente, con lo stesso significato.
Un progetto redatto nel 1858 dal “Genie Directions Abteilung zu Ancona” (Direzione del Genio Militare di Ancona) durante la decennale occupazione austriaca di Ancona conseguente ai moti rivoluzionari del 1848-49 prevedeva la realizzazione di una nuova apertura nelle mura dei Cappuccini per rendere più agevole il collegamento con il Forte Cardeto (più o meno in corrispondenza dell’attuale arco d’ingresso) con la costruzione di un “corpo di guardia per 15 uomini su brandine” e di una “galleria per la difesa dell’entrata e per l’uso di latrine”. Il progetto, mai realizzato, prevedeva una spesa approssimativa di 5.770 gulden e 2705 scudi. (fig.12)
Fig. 12. Progetto austriaco
Fig. 13. Progetto del 1883
Fig. 14. Planimetria del forte Cappuccini alla fine del XIX secolo
Il bastione perse definitivamente la sua funzione strategica quando nel 1861, dopo l’annessione di Ancona e delle Marche al Regno d’Italia, fu deciso l’allargamento delle mura cittadine che furono portate alla congiungente Forte Cardeto – Lunetta di S.Stefano. Divenuto postazione “di retrovia”, fu utilizzato quale base di supporto al sovrastante Forte Cappuccini dove erano state realizzate delle piazzole per le postazioni d’artiglieria che facevano parte della difesa a mare della Piazzaforte (batteria S.Teresa superiore ed inferiore, batterie del semaforo).
In particolare, per la realizzazione della batteria S.Teresa, fu devastata l’area cimiteriale e la terra con le ossa dei morti fu utilizzata per riempire una rampa di accesso ai locali sotterranei del Bastione di S.Paolo non più utilizzata in quanto di intralcio alla viabilità della zona. I resti riportati alla luce dai recenti lavori di recupero hanno trovato degna sepoltura nell’ossario del Cimitero di Tavernelle.
A questo punto si rese necessario rendere più agevole il collegamento tra i due forti Cappuccini e Cardeto con la realizzazione di una strada carrabile ormai all’interno della cerchia delle mura cittadine e non più sotto la minaccia del tiro nemico. Pertanto, dopo una serie di trattative con la Comunità Israelitica di Ancona, nel 1863 il Genio Militare procedette all’esproprio di una parte del vecchio cimitero ebraico ove si costruì quella strada che ancora oggi viene utilizzata e che costeggia la falesia per poi salire verso il Forte Cappuccini attraversando le antiche mura ove fu realizzato un nuovo varco di adeguate dimensioni.
In periodo successivo, i locali del bastione furono utilizzati alternativamente come deposito munizioni, magazzino, ricovero per salmerie; in un documento depositato a Roma presso l’Archivio Storico dell’Arma del Genio, è conservata una proposta del 1883 da parte della Commissione di Difesa per la sistemazione negli ambienti del primo piano di “ locali per la confezione delle cariche” mentre la rampa di risalita doveva servire quale “locale per caricamento proietti” (fig.13).
In una planimetria posteriore, invece, i locali del primo piano vengono indicati come “ex polveriera di S.Benedetto”, mentre al piano stradale risultano due costruzioni adibite a magazzino d’artiglieria (fig.14).
Cancellata nel 1889 la città dal novero delle piazzeforti di 1^ classe, la presenza militare in Ancona fu ridimensionata ed anche gli interventi sulle fortificazioni subirono una battuta d’arresto e la funzione del bastione, sussidiaria al funzionamento del Forte Cappuccini, rimase sostanzialmente invariata per tutto il secolo rimanente, la 1^ Guerra Mondiale e il successivo periodo fascista.
Durante la 2° Guerra Mondiale, nella Caserma Stamira, ricavata nell’ex convento dei Frati Cappuccini, aveva sede la Centrale Avvistamento ed Allarme, collegata ad un’ampia maglia di postazioni d’avvistamento antiaereo e navale estesa all’intera regione e presidiata da personale M.A.C.A. ( Milizia Artiglieria Contraerea). I locali sotterranei del bastione diventano quindi rifugio antiaereo sia per la popolazione civile con entrata su via Goito che per il personale della milizia che poteva entrare dalla parte alta. Le due zone erano adeguatamente separate da una porta. Il 6 giugno 1944 alle 3 e 35’ un aereo delle forze alleate sorvolò Ancona e sganciò due bombe una delle quali colpì lo spigolo sud del bastione, in corrispondenza della zona occupata dalla milizia, uccidendo 5 militi e provocando la distruzione di parte del muro esterno che precipitò nel sottostante Campo degli Ebrei dove ancor oggi si possono vedere blocchi interi dei mattoni caduti.
Nel dopoguerra, l’Esercito Italiano con la presenza del 2° Battaglione del 40° Reggimento Fanteria Meccanizzata “Bologna” e la 624° Sezione di Magazzino continuò a presidiare la zona così come ancora oggi testimoniano i “graffiti” incisi dai militari di guardia sulle pareti dei locali sotterranei negli anni 1946/49. In seguito al progressivo ridimensionamento della presenza dell’Esercito Italiano in Ancona che portò alla chiusura della Caserma Villarey, i militari abbandonarono tutta l’area ad esclusione della sommità del colle Cappuccini e del Colle Cardeto che rimasero in uso alla Marina Militare per il Servizio Fari il primo e come sede di una postazione Radar Costiera, il secondo. Il bastione passò quindi come la vicina Caserma Stamira (ex Convento dei Cappuccini) in utilizzo alla Polizia di Stato che realizzò quale sede della Scientifica, proprio sul ciglio del bastione, un deturpante edificio che ancora oggi svetta nel panorama della città e che l’Amministrazione Comunale spera di poter abbattere al più presto per ridare alla fortificazione la suo aspetto originario. I locali sotterranei furono abbandonati e divennero discarica per materiale di demolizioni e rifiuti di ogni genere.
Si giunge quindi al 1972, quando, in seguito al terremoto che colpì la città, tutti gli immobili sovrastanti il bastione subirono lesioni tali da renderli inagibili e, pertanto, anche la Polizia di Stato abbandonò l’area che, tornata al Demanio dello Stato, rimase in completo stato di degrado.
Dato in consegna dal Demanio nel giugno del 1995 all’Università Politecnica delle Marche insieme al vicino convento, il bastione è stato oggetto di varie proposte di riutilizzo, nessuna delle quali però si è mai concretizzata.
Finalmente con l’istituzione del Parco del Cardeto, il Comune di Ancona ha portato a termine una opera completa di pulizia dei locali sotterranei e ha realizzato alcuni interventi manutentivi indispensabili alla fruibilità ed alla lettura del complesso architettonico. Il bastione è così stato aperto alle visite nel 2006 rendendo accessibile ai cittadini un luogo così carico di storia qual è il Bastione di S.Paolo al Cassero sul colle di S.Cataldo in Ancona.